Saturday, September 22, 2012

July 16, 2012, Ricordo di Alessandro Trojani by Professor Alberto Peruzzi



Copied from http://www.educationduepuntozero.it/
July 16, 2012
By Professor Alberto Peruzzi
Full Professor of Theoretical Philosophy, University of Florence.


Ricordo di Alessandro Trojani
in Racconti ed esperienze

di Alberto PeruzziAlberto Peruzzi
Full Professor of Theoretical Philosophy, University of Florence.

L’ultima volta che l’ho incontrato aveva già da mesi un’armatura che sosteneva la sua spina dorsale. Mi chiese di trovare un modo per tornare a tenere un corso, aveva bisogno di stare con i giovani.


Dev’essere stato intorno al 2000. Entra nel mio ufficio il presidente di un corso di laurea in cui insegno, e mi dice “Voglio presentarti una persona”. Dietro di lui vedo spuntare una figura dai tratti scolpiti, piccolo pizzetto, vestito fuori dal comune e ancor più insolito il cappello a tesa larga. Un look informale quanto raffinato.

Mi saluta con il sorriso di un fanciullo capace ancora di meravigliarsi di fronte al mondo che gli sta intorno. “Sarà il nuovo docente di informatica. Ne avevamo bisogno. Ti presento Alessandro Trojani”. Dalle prime parole scambiate, Alessandro mostra di avere chiare le finalità del corso. (Negli anni seguenti, Alessandro si sarebbe infatti preoccupato di dare un’impostazione orientata verso la multimedialità, non solo facendo conoscere ai giovani un po’ d’informatica ma portandoli con sé alla frontiera di nuove applicazioni dell’informatica e delle relative tecnologie in ambito educativo).

Ottimo, dico. Ci stringiamo la mano e fissiamo un appuntamento per parlare con più calma delle varie questioni legate alla didattica, piani di studio, programmi, strumentazione disponibile o da rendere tale. Cominciamo subito a parlare di tutt’altro. E ci vuole poco a capire che non era necessario fissare. Già nei giorni successivi lo trovo e lo ritrovo in quella specie di cunicolo adattato a ufficio per l’informatica, una stanzetta all’incirca due metri per quattro, dove di solito vado a lamentarmi con i tecnici per le interruzioni al sistema di rete o semplicemente a chiedere un aiuto per i guasti al mio computer. Lo avrei visto a quella scrivania tante volte ancora, ma col passar del tempo, invece di essere solo, è in crescente compagnia, attorniato dai suoi studenti con i quali Alessandro stabilisce subito un rapporto d’amicizia coinvolgendoli in una sorta di laboratorio permanente: condivide con loro le sue intuizioni, inducendo in loro la voglia di indagare cose che vanno ben oltre quelle che c’erano da studiare per dare l’esame con lui.

Strano, mi dico. Non succede quasi mai. E come fa? E poi: quali sono le idee che riescono ad appassionare così i giovani?

Ci vuole un po’ per capirlo. Un pezzettino alla volta. Perché Alessandro non ti dice tutto insieme, ricostruendo per filo e per segno il cammino che lo porta a porsi una certa domanda. Ti mette subito di fronte alla risposta, dalla quale scaturiscono piuttosto altre domande, cioè, quelle che lo interessano in quel momento. O forse sono io che non riesco a vedere il suo puzzle e ne scorgo solo singoli tasselli. Comunque, a forza di discutere, comincio a entrare nel suo orizzonte di idee e nel suo “spirito”, che non è quello di un “professore” ma quello di un esploratore nato, uno di quei geniacci di una toscanità che, liberata dal gusto della polemica, si apre al mondo e si fa impulso creativo.

L’informatica come tale non è l’oggetto primario del suo interesse. Ma piuttosto una fonte di risorse da sfruttare per realizzare progetti transdisciplinari, ricerche in cui ciascuno dei suoi studenti può avere qualcosa di suo da metterci e, chissà, trarre spunto per scrivere la propria tesi di laurea. Le tecnologie su cui Alessandro lavora sono tra le più avanzate e la gamma di questioni in cui pensa di usarle è estremamente varia. Questa varietà fa storcere la bocca a qualche collega.

Fatto sta che a un certo punto quella stanzetta non basta più a contenere tutta l’attrezzatura di cui Alessandro ha bisogno e gli viene assegnato un ufficio più grande (con ulteriore disappunto di altri). È lui stesso ad arredarlo, con una prassi – e un gusto – inusuali per gli standard accademici. Con un tocco di nobiltà, da conte quale è. Naturalmente lo trovo sempre circondato da uno stuolo ancora più grande di studenti. È straordinario come riesce a trasmettere loro il suo entusiasmo. E a colpo d’occhio si capisce una cosa: che gli vogliono bene.

Ci troviamo nel mio studio ogni tanto, specialmente quando c’è da discutere di qualcosa di personale o ragionare insieme su quale strada è più opportuno percorrere per riuscire a realizzare un suo progetto o un’iniziativa per far conoscere i risultati di una sua ricerca al pubblico. Di progetti, la sua mente ne sforna a getto continuo. Sgrano gli occhi quando mi dice che vuole andare negli Stati Uniti a cercare le tracce della presenza italiana nella corsa all’oro (il cosiddetto “gold rush”) e ricordo ancora l’uguale stupore dei colleghi, in commissione di laurea, quando vengono presentate tesi ispirate dal “relatore” Trojani su Garibaldi, su applicazioni alternative delle tecnologie legate al GIS, sull’opera di marmisti di Carrara nei cimiteri del West. Mi tocca sempre difenderlo e così gli dico “Ale, mi devi un altro caffè”. Mi prende a braccetto, mi porta al bar di fronte e per tutto il tempo mi informa delle nuove idee che gli sono venute.

Abbiamo in programma di fare un viaggio insieme in America per presentare “Pianeta Galileo” (nato nel 2004 grazie al Consiglio regionale della Toscana) a Los Angeles e a Houston. Alessandro ci tiene a farmi conoscere un po’ di persone (non si sa quante) di quelle con le quali è in contatto da anni. La sua malattia ferma tutto quanto.

L’ultima volta che l’ho incontrato aveva già da mesi un’armatura che sosteneva la sua spina dorsale. Era venuto per discutere l’ultima tesi di cui era relatore e si reggeva in piedi con difficoltà. L’unica cosa che mi chiese fu quella di trovare un modo per far sì che potesse tornare a tenere un corso, perché presto sarebbe stato meglio e aveva bisogno di stare con i giovani.

Finora non sono entrato nel merito delle idee di Alessandro e non comincerò adesso a parlare del contenuto dei numerosi libri che ha pubblicato o di quelli ai quali stava ancora lavorando negli ultimi mesi della sua vita. Spero di poterlo fare se andrà in porto il progetto di un volume che offra un quadro esauriente delle sue ricerche – e a tale scopo sarà indispensabile il contributo di coloro che più strettamente hanno collaborato con lui. Qui ho voluto solo fornire una testimonianza personale, peraltro molto parziale, perché ho tralasciato tanti aspetti e tanti dettagli significativi per capire quell’uomo straordinario che è stato Alessandro.

Il 26 maggio del 2012, nell’aula magna della sede di via Laura, a Firenze, si è svolta una giornata in suo ricordo a un anno dalla sua scomparsa. I familiari e gli amici, gli ex-colleghi e gli ex-studenti, si sono ritrovati per parlare di quel che è stato e di quel che ha lasciato. Alcuni episodi, rivelatori della sua originalità, hanno suscitato un partecipe sorriso, altri hanno dato luogo a momenti di commozione. La locandina dell’evento, ha come sfondo una foto di Alessandro dalla quale traspare la sua contagiosa vitalità e la sua umanità, che in lui facevano tutt’uno con lo spirito dell’avventura intellettuale.

Quando un amico viene a mancare, ci sembra che dal tessuto della nostra vita sia stato strappato via un pezzo, lasciandoci un vuoto e un silenzio che non potranno essere più riempiti. È vero, ma è anche vero che, se ci è capitato di incontrare una persona come Alessandro, la vita ci ha fatto davvero un bel regalo.


From:  http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/ricordo-alessandro-trojani-4045252812.shtml


18 September 2012 -- One year without Alessandro


Alessandro's goodness shines through his eyes!  I continue on with my Italian studies.  I still feel a connection with him but I feel his loss everyday.

Time to continue with this blog, which he enjoyed so much.

Ti amo amore, per sempre!